La #reggiadivenaria, complesso monumentale alle porte di #torino dichiarato Patrimonio dell’Umanità insieme alle altre Residenze Sabaude del Piemonte, inaugura la nuova stagione con una #mostra preziosa e di grande suggestione: All’ombra di Leonardo. Arazzi e cerimonie alla corte dei papi, aperta al pubblico fino al 3 settembre 2023 presso le Sale delle Arti.
La #mostra è organizzata dal Consorzio delle Residenze Reali Sabaude con l’importante partecipazione dei Musei Vaticani e raccoglie opere provenienti, oltre che dai Musei Vaticani stessi, dal Palazzo del Quirinale, dal Museo di Roma, dai Musei Reali di #torino, dal Museo Diocesano Tridentino, dalla Civica Raccolta delle Stampe A. Bertarelli di Milano e da diverse collezioni private.
Si tratta di un’occasione imperdibile per compiere un viaggio all’interno di alcune fra le più importanti cerimonie papali: la Lavanda dei piedi e la Coena Domini che si svolgevano il Giovedì Santo nel cuore del Palazzo Vaticano, in ambienti solenni impreziositi da straordinarie opere d’arte, legate a nomi di Leonardo e Raffaello. Cogliendo il senso di antiche cerimonie, ricche di simboli e di significati, arazzi, quadri, incisioni ed oggetti raccontano una storia che affonda le sue radici lontano nel tempo, immergendo il visitatore in un mondo di tradizioni e antichi riti. Non solo atti esteriori, ma importanti testimonianze della Chiesa Romana.
La storia che si racconta ebbe inizio nel 1533 quando, in occasione del matrimonio di Caterina de’ Medici, nipote di papa Clemente VII, ed Enrico di Valois, secondogenito del re di Francia Francesco I, quest’ultimo donò al pontefice un prezioso arazzo raffigurante l’Ultima Cena di Leonardo. Un matrimonio e un regalo importante che suggellavano l’alleanza tra la Francia e il Papato contro l’imperatore Carlo V (responsabile del sacco di Roma, avvenuto solo sei anni prima, nel 1527).
L’opera fu realizzata dopo il 1516 su ordine dello stesso Francesco I e di sua madre Luisa di Savoia. Questo spiega la presenza di simboli sabaudi lungo tutta la bordura dell’arazzo. Nel prezioso panno, interamente tessuto in oro e seta, l’Ultima Cena milanese è trasposta con assoluta fedeltà, ma con un’importante variazione. Lo sfondo –che nell’originale è quasi un’astrazione– diviene un’architettura rinascimentale: come se l’Ultima Cena si svolgesse alla corte di Francia. Francesco I era un grande estimatore di Leonardo, tanto da averlo chiamato alla sua corte presso il Castello di Amboise (nella Valle della Loira) dove l’artista visse dal 1516 al 1519, ed è ormai opinione di molti che il cartone dell’arazzo, su cui fu poi effettuata la successiva tessitura, sia stato realizzato in Francia sotto la supervisione dello stesso Leonardo.
Quando lo ebbero nelle loro collezioni, i pontefici decisero di utilizzare l’arazzo per alcune delle più importanti e suggestive cerimonie religiose della corte papale. In particolare nella Lavanda dei Piedi che si svolgeva nella sala Ducale del Palazzo Vaticano e in occasione della quale il pontefice, a imitazione di Cristo, lavava i piedi a tredici sacerdoti poveri (dodici rappresentavano gli apostoli, uno forse Cristo stesso) posti a sedere su un palco sotto l’arazzo leonardesco. Lo stesso pontefice, poi, coadiuvato dal suo seguito, serviva la cena (Coena Domini) ai tredici con chiaro rimando all’Ultima Cena.
Qui il panno leonardesco intrecciò la sua storia con un altro arazzo, di grande rilievo e bellezza: quello per il dossale del baldacchino papale, realizzato sempre per Clemente VII, appassionato collezionista di prodotti tessili. A disegnarlo per lui erano stati gli allievi di Raffaello, gli stessi che avevano lavorato con il Maestro nelle celeberrime Stanze Vaticane e nelle Logge del palazzo.
A quarant’anni di distanza dalla sua ultima esposizione l’imponente baldacchino, realizzato nella stessa manifattura brussellese da cui uscirono i famosi arazzi di Raffaello della Cappella Sistina, verrà ricostruito in #mostra, munito della sua copertura impreziosita dai suoi pendenti di straordinaria bellezza.
All’inizio della cerimonia della Lavanda dei piedi il pontefice si levava dal trono, sotto il baldacchino raffaellesco, e si portava sotto l’arazzo leonardesco, all’ombra del quale lavava i piedi ai poveri.
Benché generalmente il solenne rito della lavanda si svolgesse nel Palazzo Vaticano e successivamente nella Basilica di San Pietro, almeno una volta (nel 1831) essa ebbe luogo anche al Quirinale, già Palazzo Pontificio. Una storia ricordata indirettamente con il grande arazzo raffigurante Gesù che lava i piedi agli Apostoli. Donato da Napoleone a papa Pio VII, il raffinato panno, realizzato a Parigi nella celebre Manifattura dei Gobelins, è ancora oggi esposto nelle Sale del Carracci del palazzo presidenziale italiano.
Il rito della Lavanda non era però una prerogativa pontificia. Tutti i sovrani cattolici -e sino a fine Seicento anche il protestante re d’Inghilterra a imitazione della corte papale- la praticarono per molti secoli, in alcuni casi sino a meno d’un secolo fa. Una storia anch’essa ricordata nella #mostra da una splendida brocca (aiguiere) usata da Carlo Felice e Carlo Alberto di Savoia, ora nei depositi dei Musei Reali di #torino. È associata ad altre due analoghe, provenienti dalla Sagrestia Pontificia, usate probabilmente per lo stesso scopo
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9) Ignoto pittore romano Lavanda dei piedi, 1716 olio su tela, 119 × 170 cm Villa Lagarina, Palazzo Libera, Museo Diocesano Tridentino © Trento, Museo Diocesano Tridentino
8) Wilhelm Gause (1853-1916) Die Fusswaschung am Gründonnerstag in der Wiener Hofburg [Lavanda dei piedi dell’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe nel 1885, nella Hofburg di Vienna] stampa, 380 × 195 mm da “Deut
7) Samuel Begg (1854-1936) The Queen of Spain Performing a Remarkable Act of Christian Humility Her Majesty Washing the Feet of Poor Women on Holy Thusrday [La regina di Spagna, Vittoria Eugenia di Battenberg, com
6) Pierre-Marie Bossan (1814-1888), Thomas-Joseph Armand Calliat (1822-1901) Lavabo con bacile, 1867 argento dorato e smalti policromi Città del Vaticano, Sagrestia Pontificia ©Ufficio delle celebrazioni liturgich
5) Innocente Gaya (1761-1838), attr. Aiguière con bacile (1827-28) Argento dorato, sbalzato, cesellato e inciso; ornati in argento fuso Musei Reali di Torino – Palazzo Reale © MiBACT, Musei Reali – Palazzo Reale
4) Praslon Chromolith (V. Marchi inv.), Lavement des pieds des apôtres in H. Fisquet, Histoire liturgique et descriptive des Chapelles Papales tenues pendant l’année dans le diverses églises de Rome, Paris, Abel
3) Manifattura dei Gobelins, atelier diretto da F. Cozette, da un cartone di J. Restout (1692–1768) e P.-J. Perrot. Lavanda dei piedi, arazzo della serie «Nuovo Testamento», Parigi, 1755-64 Trama di lana e seta, cm
2) Manifattura di Pieter van Aelst (1450 ca - 1532 1533), Bruxelles, su cartone della scuola di Raffaello Sanzio, Dossale del baldacchino di Clemente VII Medici, 1525 - 1530 arazzo; ordito lana; trama lana, seta
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